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DI ONDA IN ONDA – ATELIER DELLE ACQUE E DELLE ENERGIE Intervista al presidente Fausto Giovanelli

Sabato 26 luglio alle 17:00 verrà presentato il rinnovato “Di Onda in Onda – Atelier delle Acque e delle Energie” alla Centrale idroelettrica di Ligonchio. Cosa significa questa giornata e il progetto Atelier per il Parco Nazionale?

Il progetto dell’atelier è come una montagna di 8.000 metri. Un obiettivo ambizioso, una sfida altissima e dall’esito incerto, che dipende da molti fattori e non solo dagli alpinisti.

La giornata del 26 rappresenta un momento importantissimo.

É come un battesimo; non una semplice tappa, ma il punto d’arrivo di una gestazione lunga e faticosa, però anche il punto di partenza per un lavoro ancora più lungo e impegnativo perché si tratta di fare vivere un luogo di educazione, formazione e ricerca pedagogica, un’ eccellenza sul crinale dell’Appennino. 

Sappiamo, oggi più di ieri, che i presidi culturali sono fondamentali per combattere l’abbandono del territorio, ancora più delle stesse infrastrutture materiali, perché i centri culturali parlano alle persone, alla passione, all’intelligenza, alla professionalità e alle risorse umane, locali e non e sono strutture di resistenza, resilienza e rilancio dei territori.

Tutto parte dalla centrale idroelettrica, qual è stato il ruolo di ENEL in questo percorso?

La centrale di Ligonchio è una cattedrale del territorio, ha un secolo di storia industriale ma anche di storia sociale e umana.

É un monumento, ma è anche il centro vivo e operativo di produzione di energia pulita con l’utilizzo di tecnologie di attualità.

Quella che ha dato e dà ENEL all’atelier è molto più di una collaborazione; è una partecipazione fondativa, coerente tra l’altro con la policy antica di questa azienda che parlava di centrali aperte. 

Già 30 anni fa il contributo di Enel è quello di un protagonista di quella storia e di quella struttura, oltre la pur fondamentale disponibilità dei locali dell’ex sala di smontaggio e l’impegno importante del riscaldamento invernale.

Enel condivide l’idea della centrale come luogo di rigenerazione territoriale oltre che di produzione di energia. 

Enel è stato importante anche per vincere insieme al Comune e al Parco il bando del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR).

L’essere centrato sull’antica centrale Enel è un punto di forza del progetto, perché va a investire sulle radici più profonde del luogo e della Comunità. Si investe sul genius loci di tutta Val d’Ozola che sta nell’incontro tra l’acqua, l’uomo e l’energia. Se Ligonchio è stato importante. e potrà ancora esserlo è perchè è e sarà il paese della centrale.

Del resto è un fatto che già dal 2008 questa apertura della centrale a funzioni educative, oltre alle visite, ha contribuito al rilancio del paese di Ligonchio.

Il Parco Nazionale ha definito quel luogo “la porta dell’acqua e dell’energia”, cioè una delle connotazioni fondamentali del volto dell’Appennino.

La cooperazione è uno dei concetti cardine del progetto, quali sono gli altri attori coinvolti?

È così! É così oggi ed è stato così fin dall’inizio, fin dal 2008, a partire dall’allora sindaco Franchi di Ligonchio che fu apertissimo a cambiare l’idea di una semplice e modesta illustrazione della circuitazione dell’acqua nella centrale, con un progetto mutuato e concordato con il Comune di Reggio Emilia, attraverso Reggio Children, oltre che con Enel e col Parco Nazionale.

Fu sottoscritto allora anche con la Regione e con l’Unione montana, oltre che con tutti gli enti già citati, un protocollo d’intesa molto importante e di successo.

Possiamo dirlo visto il cammino percorso e le 25.000. presenze registrate dentro l’atelier, visto il successo della Summer School di Reggio Children in un anno particolarissimo e visto il fatto che siamo qui oggi a rilanciarlo come un elemento identitario e di prospettiva.

Il progetto di rilancio presentato dal Comune di Ventasso sul PNRR, è in collaborazione stretta col Parco Nazionale, ma ancora una volta con Fondazione Reggio Children e con l’università UNIMORE che ci ha permesso di ristrutturare il campo base dell’atelier e con un lungo e importante elenco di partner e sottoscrittori supporter.

Tra questi anche le scuole del territorio, l’istituto comprensivo di Ventasso, l’Istituto Cattaneo dall’Aglio e l’istituto tecnico professionale Mandela, poi c’è la cooperativa San Rocco, la cooperativa Il Ginepro e l’associazione Amici dell’Atelier. 

É indispensabile il sostegno della Regione e dell’Unione Appennino, così come l’impegno degli operatori locali. Del resto. il progetto di Atelier fa parte dell’idea la “Montagna dei saperi” che – dopo la montagna del latte – è il titolo delle politiche di sviluppo delle nostre aree interne.  Ci aspettiamo quindi che Regione, Unione, politica delle aree interne, associazioni, comuni e anche i semplici cittadini diano una mano perché il progetto continui a crescere.

Continui a crescere, ma in quale direzione? Quale futuro immagina per l’Atelier?

Che continui a crescere come centro vivo di partecipazione e frequentazione di scolaresche che potranno rimanere magari due giorni e non solo poche ore sul luogo, che considerino lo spazio dentro la centrale il campo base di un atelier più vasto rappresentato dal territorio, dalle erbe e dal vento di Pradarena, dai boschi, dalle acque, della valle dell’Ozola.

Tuttavia puntiamo anche su un futuro in cui l’Atelier delle acque delle energie sia anche un luogo altamente rappresentativo della sfida della sostenibilità.

Un luogo di pedagogia della scienza, un luogo di apprezzamento del valore ambiente, un luogo della formazione e di una cultura, di un sapere e anche di una coscienza civica che si misura con le sfide ambientali che sono così drammatiche in questo secolo. 

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