Home » Agenda » Agenda della Riserva

Il progetto Inter Amnes, un Ittiosauro e un’archeologia di comunità

Cosa ci fa un rettile marino di cento milioni di anni in Appennino?

(Neviano degli Arduini, 29 Marzo 2021) -  

Alcuni mesi fa Ia notizia del ritrovamento di resti fossili, durante una delle campagne di survey curate dagli archeologi dell'Università di Parma, ha portato all'attenzione nazionale il tema della ricchezza storico-naturalistica che contraddistingue il territorio della Riserva.

Una ricchezza che viene da lontano. I processi geologici, infatti, che hanno interessato la formazione dell'Appennino iniziano 150 milioni di anni fa in un mondo completamente diverso da quello che vediamo ora. Sul fondo del grande Oceano preistorico Tetide si andavano formando i sedimenti che, attorno a 20 milioni di anni fa iniziano a sollevarsi sotto la spinta della placca africana creando quella "spina dorsale" appenninica che collega l'Italia peninsulare e la Sicilia. Di questa storia è protagonista il luogo del ritrovamento situato nel comune di Neviano degli Arduini, come testimoniano gli affioramenti di Argille (cosiddette a Palombini e Varicolori), originate da rimescolamenti sottomarini attorno a 100 milioni di anni fa. 

In questo salto indietro nel tempo il paesaggio raccontato dai resti fossili di un rettile marino, un Ittiosauro, è ricostruibile grazie allo studio dei sedimenti entro cui le ossa si sono fossilizzate e preservate. Questi ci raccontano di fondali marini abissali, posti a migliaia di metri di profondità, in un oceano che oggi non esiste più e che doveva trovarsi centinaia di chilometri a sud rispetto all'attuale collocazione. I movimenti tettonici hanno poi trasportato orizzontalmente i sedimenti, innalzandoli anche verticalmente all'attuale quota di circa 500 metri, coinvolgendoli nell'orogenesi, il processo di formazione degli Appennini.

 Questo ritrovamento è uno dei diversi esiti di "Inter Amnes: Archeologia e Reti di Valorizzazione fra Parma e l'Appennino (Valli di Enza, Parma, Baganza)".

Il progetto nasce nel 2018, costola del più vasto Programma S.F.E.R.A., grazie a un lungimirante finanziamento di Fondazione Cariparma ed è finalizzato a individuare, digitalizzare e studiare i resti archeologici. Questi sono poi messi a disposizione degli Enti territoriali e delle Comunità di cittadini, in termini di ricerca, sviluppo di cultura d'impresa e trasferimento tecnologico.

La presenza costante dei ricercatori sul territorio ha permesso, a oggi, la scoperta di diverse decine di importanti siti archeologici con il metodo del survey archeologico, cioè della perlustrazione diretta del terreno, che si conferma come un efficace metodo di lavoro che ha apportato oltre il 95% di nuovi dati; questo grazie anche alla sperimentazione sul campo di tecniche di rilievo interdisciplinare (dal rilievo da drone, alla modellazione 3d da fotogrammetria fino alle ricostruzioni 3d in realtà aumentata di strutture e paesaggi antichi). Un metodo che permette l'analisi e la lettura della stratificazione degli insediamenti nel tempo in territori molto estesi. Le azioni ricomprese dal progetto puntano a perseguire gli obiettivi di sviluppo sostenibile definiti dall'ONU concentrandosi su: Istruzione e qualità, Lavoro dignitoso e crescita economica, Città e comunità sostenibili, La vita sulla terra.

 Sebbene sia fra i più sensazionali questo ritrovamento fa parte di un ricco corpus di scoperte che hanno caratterizzato questi ultimi tre anni di ricerca sul campo.

Sono state acquisite informazioni su chilometri di antiche strade, che componevano il sistema itinerario antico e medievale del nostro Appennino, in linea con le più recenti linee di ricerca dell'Archeologia delle Strade. In maniera simile il ritrovamento e lo studio, tutt'ora in corso, di grandi quantità di materiali permette di affinare le conoscenze sullo sviluppo del paesaggio. È possibile così mettere in luce il "come", nei secoli, si sia impostato e rafforzato quel rapporto equilibrato fra uomo e ambiente che è causa fondante dell'esistenza della Riserva.

 Inter Amnes è inoltre un progetto di Archeologia Pubblica, dove l'individuazione e valorizzazione dei luoghi con peculiarità storico-archeologiche è finalizzato a far conoscere il territorio ai residenti, stimolando una maggior consapevolezza, attuando processi di partecipazione e migliorando l'attrattività del territorio.

Per questo sono state introdotte riflessioni e azioni sulla cultura d'impresa archeologica e sul modello di gestione dei beni culturali in una prospettiva economicamente e socialmente sostenibile. In questo modo è possibile promuovere circuiti economici virtuosi affinando un'offerta turistica innovativa e creando nuovi posti di lavoro in campo culturale e affinando gli elementi di valore del territorio.

(Filippo Fontana. Comunità redazionale diffusa

 

foto della notizia
Ittiosauro
foto della notizia
Rilievo da drone e processing dei dati
foto della notizia
Ricognizione