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10 dicembre 1948: la Dichiarazione universale dei diritti umani

A oltre settant'anni dall'emanazione della Dichiarazione dei diritti umani, possiamo asserire che pressoché tutti gli stati al mondo non possano più esimersi dal confronto con quest’aspetto essenziale della vita collettiva e individuale

(Parigi, 10 Dicembre 2020) - "L'Assemblea generale delle Nazioni Unite proclama la presente dichiarazione universale dei diritti umani come ideale comune da raggiungersi da tutti i popoli e da tutte le Nazioni, al fine che ogni individuo ed ogni organo della società, avendo costantemente presente questa Dichiarazione, si sforzi di promuovere, con l'insegnamento e l'educazione, il rispetto di questi diritti e di queste libertà e di garantirne, mediante misure progressive di carattere nazionale e internazionale, l'universale ed effettivo riconoscimento e rispetto tanto fra i popoli degli stessi Stati membri, quanto fra quelli dei territori sottoposti alla loro giurisdizione".

Termina con queste parole il preambolo della Dichiarazione internazionale dei diritti umani, adottata a Parigi il 10 dicembre 1948 dall'organo che più rappresenta la visione democratica delle Nazioni Unite. Per la prima volta, la maggior parte degli stati del mondo riconobbero la centralità della tutela dei diritti umani quale strumento di pace e di prosperità, tanto per le singole nazioni quanto nei rapporti internazionali. I modelli ideali di questo documento ufficiale risalivano all'epoca illuminista, ovvero alle dichiarazioni dei diritti propugnate dalla rivoluzione americana e da quella francese. Gli eventi contingenti che resero, invece, in qualche modo necessaria la sua emanazione, furono gli orrori dei due conflitti mondiali - da alcuni storici accorpati nella definizione di "guerra dei trent'anni europea" (per distinguerla da quella secentesca). Già dai primi capoversi del preambolo, si comprende la volontà dell'Assemblea di ripristinare il valore fondamentale di quanto le guerre avevano calpestato e distrutto: la dignità umana, il diritto di espressione, la parità di genere. Ognuno dei trenta articoli può essere letto come il lato luminoso e positivo d'infinite violazioni inferte agli esseri umani. La Dichiarazione, come tale, non risultava vincolante, per gli stati aderenti, a differenza di quanto sarebbe avvenuto in caso di convenzione. Tuttavia, tale carta gettò le basi per la mappatura dei diritti umani contemporanei - nonché per il loro ampliamento - e indicò la rotta che gli stati avrebbero dovuto prendere per la loro implementazione.

Vale la pena, forse, di condividere una piccola riflessione. La Costituzione della Repubblica italiana, promulgata il 27 dicembre 1947, divenne operativa il primo gennaio dell'anno seguente - lo stesso che si sarebbe chiuso con la firma della Dichiarazione. Provate ad affiancare i dodici articoli della nostra Carta fondante con il testo delle Nazioni Unite: vi accorgerete che i punti di contatto sono molteplici - e non solo perché nacquero dalla stessa storia. Infatti, le madri e i padri costituenti lavorarono insieme, dibattendo talora anche aspramente, per consegnare al paese una bussola salda per affrontare il futuro. Lo spirito dei due documenti è, in fondo, simile. Tuttavia, l'Italia repubblicana lo rese legge primaria del nuovo stato e della nuova società, anticipando le Nazioni Unite e quasi andando oltre le loro prudenti intenzioni.

A oltre settant'anni dall'emanazione della Dichiarazione dei diritti umani, possiamo asserire che pressoché tutti gli stati al mondo non possano più esimersi dal confronto con quest'aspetto essenziale della vita collettiva e individuale. Ovviamente, ciò non significa che essi siano rispettati e valorizzati in ogni parte del globo, come le proteste che seguiamo spesso distrattamente sugli organi d'informazione ci raccontano. Eppure, e questo è un aspetto davvero incoraggiante, in questo lasso di tempo, gli individui hanno preso sempre più coscienza dei loro diritti in quanto esseri umani, lottando per la loro affermazione e la loro tutela. Lottando, infine, per i diritti degli altri. Perché mai come in questo campo, gli altri siamo davvero noi.

(Chiara Torcianti - Club per l'Unesco di Carpineti. Comunità redazionale diffusa)

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Eleanor Roosevelt presenta la dichiarazione universale dei diritti umani