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Stretti di Giaredo, una sfida da vincere

Luogo unico ubicato tra i comuni di Pontremoli e Zeri, in alta Lunigiana racchiude in sé la bellezza dell'Appennino e la necessità di far convivere frequentazione turistica, tutela della natura e attività della comunità locale

(Lunigiana, 28 Settembre 2020) - Estesi per circa 1000 metri, gli Stretti di Giaredo rappresentano il tratto inferiore della ben più vasta gola rocciosa del torrente Gordana, che si allunga per circa 7Km dal borgo di Noce di Zeri (560m slm) sino all'abbandonato insediamento di Giaredo (300m slm), in prossimità di Pontremoli.

In questo tratto la valle si presenta ripida e scoscesa, gli abitati sono scarsi e di piccole dimensioni, il corso d'acqua scorre tra enormi blocchi rocciosi e pareti verticali lavorate dall'acqua.
La valle interessata dalle gole rocciose è area protetta secondo la direttiva comunitaria detta Habitat, che riconosce questa area geografica come Zona Speciale di Conservazione (ZSC).

L'area chiamata "Stretti di Giaredo" rappresenta il tratto di più semplice accesso al pubblico, poiché qui termina anche la gola rocciosa del torrente Gordana; rappresenta inoltre il tratto più suggestivo e affascinante dell'intera gola fluviale, in quanto le pareti di roccia si fanno elevate e aspre, strette e variamente colorate e stratificate.

Gli Stretti di Giaredo impressionano il visitatore per la propria bellezza, per la ricchezza geologica e per la varietà di colori.  Si aggiunge l'avventura di risalire le correnti di un fresco torrente e immergersi in profonde pozze tra alte pareti. Questo ne ha determinato il successo turistico degli ultimi anni. Oggi è possibile frequentarli in autonomia o con visite guidate organizzate dalle guide ambientali escursionistiche che forniscono l'attrezzatura necessaria.

Il luogo, inoltre, con le sue strette vie di accesso, i piccoli borghi con i metati e i mulini, i terrazzamenti con i castagneti ormai in larga parte abbandonati racconta anche la storia di una comunità rurale in declino.

A fare da cornice è poi la flora decisamente variabile lungo tutta la valle del Gordana e la sua fauna. La copertura forestale densa e continua assicura rifugio e alimento per molti dei più comuni animali dell'Appennino. Passeggiando nell'area protetta si incontreranno con facilità molti dei sui abitanti volatili, come il Merlo, la Capinera, il Pettirosso, il Tordo bottaccio, la Tordela, la Ghiandaia, la Cornacchia grigia, il Picchio muratore, il Picchio rosso maggiore e lo Scricciolo. Se ci si muoverà con circospezione e silenziosamente si potranno osservare il Capriolo, il Cinghiale, il Tasso, la Lepre europea e il Riccio europeo. Tra i predatori sono presenti il Lupo, la Volpe e la Faina, tutti difficilmente avvistabili e dalle abitudini prevalentemente notturne. Se durante la passeggiata si scenderà al torrente, o presso un corso d'acqua laterale, si potranno incontrare il Rospo comune, la Rana dalmatina e la Rana italica. Proprio gli anfibi potranno mettere a dura prova il naturalista curioso, ma saranno anche quelli che daranno maggiori soddisfazioni. Nella valle sono, infatti, presenti la Salamandra pezzata, il Tritone alpestre, l'Ululone dal ventre giallo appenninico e il Geotritone di Strinati. Queste ultime due specie si evidenziano per l'importante significato conservazionistico, essendo specie rare, e possedendo curiose e uniche caratteristiche ecologiche ed etologiche. Se rane e rospi sono gli anfibi più semplici da avvistare, la Biscia d'acqua, meglio conosciuta come Natrice dal collare, è altrettanto comune tra i rettili, seppur più difficile da incontrare.
Più comuni sono il Biacco, l'Orbettino e la Lucertola muraiola.  All'interno della forra la fauna presenta una diversità ridotta rispetto all'area forestale. Sarà tuttavia semplice rinvenire la Rana italica e il Rospo comune, così come, tra gli uccelli, la Ballerina gialla, l'Airone cenerino e il Merlo acquaiolo. Ululone appenninico, Tritone alpestre e Geotritone di Strinati non si rinvengono all'interno della forra.

Il Parco Nazionale dell'Appennino tosco-emiliano è capofila di un progetto Wet Life finalizzato al miglioramento dello stato di conservazione delle popolazioni di anfibi, recentemente presentato e per cui si è in attesa di responso, che interessa anche questo meraviglioso luogo.

Come ulteriore elemento è presente lungo il corso del Torrente, poco a monte degli Stretti un piccolo invaso artificiale (capacità massima 120000 mc) generato da una diga ad arco semplice chiamata "Diga di Giaredo". L'invaso è utilizzato per la produzione di energia idroelettrica.

Gli Stretti di Giaredo, quindi, nel loro piccolo rappresentano una sfida di co-abitazione e ricerca di equilibrio tra attività ed elementi che potrebbero essere tra loro in conflitto: conservazione della natura, fruizione turistica, tradizione rurale, gestione di beni privati e pubblici, sfruttamento idroelettrico. Una sfida da vincere per il futuro di tanti angoli del nostro Appennino.

(Pierangelo Caponi. Comunità redazionale diffusa)

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Stretti di Giaredo
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