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Corte di Rigoso: una cooperativa per una comunità

Obiettivo: mantenere in vita bar e tabaccheria, riaprire il negozio di generi alimentari e dare servizi turistici

(Rigoso, 15 Luglio 2020) - Sono 1131 i metri sul livello del mare ai quali è situato Rigoso, piccola frazione del comune di Monchio delle Corti (Pr). Proprio qui che nasce una nuova cooperativa di comunità con l'obiettivo di mantenere in vita bar e tabaccheria, riaprire il negozio di generi alimentari chiuso da due anni e dare servizi turistici a chi transita per queste terre.

È nel cuore del Parco Nazionale e Riserva di Biosfera dell'Appennino Tosco Emiliano, all'interno del Parco dei Cento Laghi, nel crocevia delle province di Parma, Reggio Emilia e Massa Carrara, al confine tra l'Emilia e la Toscana che si trova questa manciata di case dove vivono trenta persone. Numero davvero esiguo che però durante i week end, le festività e l'estate raggiunge le 300 unità. Amicizia e coesione legano le genti di queste zone al punto da portarle a condividere idee anche un po' bizzarre. Così, in una serata autunnale del novembre scorso, un piccolo gruppo di persone si trova davanti a una bottiglia di lambruscone e a una pastasciutta improvvisata. Alimenti umili, ma anche decisi e veri come le persone che erano attorno al tavolo. Quelle stesse persone che hanno deciso di assecondare e sostenere ciò che Marco Ravera – meccanico del paese ma anche opinion leader di riguardo – sente possa essere la giusta soluzione per portare nel proprio paese una ventata di novità e di positivismo.

 "Io sono un sognatore. Vivo a Rigoso con la mia famiglia e vorrei che qui rimanessero i miei figli. Sono molto legato a questi luoghi, e per loro, anni fa, ho rinunciato a un posto di lavoro molto remunerativo per una scelta di vita diversa. Con alcuni amici, nelle festività natalizie del 2019, abbiamo assistito alla desolazione di vedere il nostro paese senza un punto di ritrovo. Questo è stato lo stimolo per farci scatenare e velocizzare la messa a terra dell'idea di creare una cooperativa, un'idea che porto da anni nel cuore". Così Marco Ravera ci racconta da dove è partita la scintilla che ha fatto nascere questa nuova realtà.

I promotori hanno stabilito che era il momento di agire e il giorno dell'Epifania sono partiti decisi: hanno coinvolto la persona che ritenevano potesse essere la migliore per tenere il timone: Claudio Moretti. Si sta parlando del presidente della cooperativa: persona nota, stimata e conosciuta da tutti nella zona. Già sindaco per dieci anni di Monchio delle Corti: un settantenne di spirito che coglie in un baleno le potenzialità della proposta che i suoi concittadini hanno in mente. Capisce che sono spinti dal non volersi rassegnare a veder morire il paese. E allora si parte. Con le parole che seguono Claudio Moretti racconta come è proseguita la vicenda. "L'avventura che stava per iniziare mi ha subito catturato. È stato quindi fatto un confronto con Valle dei Cavalieri di Succiso, realtà analoga a quella pensata per Rigoso, in vita ormai da molti anni. Budget, business plan, ricerca dei fondi necessari, finanziamenti, piani di ammortamento hanno occupato la mia mente in modo assiduo per un bel po' di tempo. Solo alcuni dati: si ipotizza fatturato di euro 120000 per il negozio, di euro 70000 per il bar, di euro 15/20000 dalla tabaccheria e sisal. Decisamente non male per un'attività di crinale. Constatato che "i conti tornavano" e che quindi si poteva agire concretamente, il 2 aprile - in pieno lock down dovuto al Corona Virus - a Langhirano, nello studio del notaio Bernardo Borri abbiamo costituito ufficialmente la cooperativa Corte di Rigoso".

L'età media va dai 40 ai 45 anni, dieci erano i soci promotori ma sono potuti presentarsi dal notaio in sette e di questi alcuni solo per procura stante le limitazioni imposte dalle norme vigenti.

Dalla costituzione a oggi il numero dei soci è aumentato sino a raggiungere le sessantun unità che hanno sottoscritto una quota sociale di 500 euro cadauno. In tanti si sono proposti in modo spontaneo, in tanti si sono dati da fare spendendosi in prima persona attendendo anche ai compiti più umili.

"Io vi aiuto purché troviamo una giovane coppia che venga ad abitare qui disponibile a gestire le attività - questo era il vincolo che avevo posto alla mia collaborazione", prosegue Claudio Moretti. La giovane coppia è stata trovata e ora rappresenta il nocciolo duro della cooperativa: Stefano Gaibazzi e Alessandra Sandri.

I ragazzi sono andati a vivere in montagna lasciando i posti fissi a tempo indeterminato che avevano in prossimità della città di Parma, di tutt'altro genere rispetto alle loro attuali occupazioni.

Ma cosa ha spinto una giovane coppia a trasferirsi a Rigoso? È Stefano che risponde: "Venivo in villeggiatura qui da quando avevo sette anni con i genitori. Questi sono posti belli e li ho fatti conoscere anche alla mia fidanzata che se ne è innamorata. Riteniamo entrambi che sia necessario trovare un modo per valorizzarli e farli conoscere ai turisti. Non siamo qui per aver partecipato a una selezione dopo aver visto un annuncio pubblicitario o per aver risposto a una generica offerta di lavoro. Siamo qui perché ci sentivamo già parte della comunità dalla quale è scaturita l'idea della cooperativa. Abbiamo sentito subito nostro il ruolo che ora ricopriamo e ne siamo grati".

I due giovani si occupano della gestione del bar/tabaccheria e dell'alimentari e sono tra loro interscambiabili. Il loro inserimento nella realtà della cooperativa è iniziato immediatamente dopo la costituzione della stessa.

A oggi, anche se sono passati solo pochi mesi, dicono di avere riscontri positivi sia da chi abita in loco sia da chi vi transita in via eccezionale. Stanno già diventando punto di riferimento per chi passa di lì a piedi, in bici o in moto. La gente si ferma alla ricerca delle specialità "locali".

In questo specifico caso la parola "locali" deve essere inteso nell'accezione più ampia del termine. Rigoso è un'importante crocevia dove si incontrano genti toscane ed emiliane ognuna delle quali porta e promuove le proprie tipicità.

Oggi con Corte di Rigoso si sta cercando di ripercorre la storia. È una storia vecchia di secoli e ce la racconta il geometra Luciano Bacchieri: "Per novecento anni Rigoso visse un periodo di pace in una "terra di mezzo". Un periodo in cui mai nessun esercito entrò in quei possedimenti. Le prime notizie risalgono all'879 quando queste valli divennero feudo del vescovo di Parma e terminano con l'avvento dei napoleonici. Le corti di Nirone, poi Rigoso e infine Monchio vissero in una giurisdizione fortemente autonoma.  Ciò garantiva la possibilità di limitare i tributi e garantire l'esenzione dal servizio militare. Qui si commerciavano i prodotti provenienti dalla pianura in cambio di sale, olio e vino provenienti dal versante ligure e toscano. L'essere terra di confine rendeva queste montagne, con i loro sbocchi tortuosi e "segreti", anche una via privilegiata per i contrabbandieri. Parlare di questo passato significa anche fare un viaggio nel Dna delle genti di queste terre caratterizzate da spirito libero, intraprendente, nate al confine e quindi con una forte propulsione verso gli scambi e il commercio. Gli abitanti di oggi dunque non sono poi così diversi dai propri progenitori".

Giovanni Teneggi esprime le proprie considerazioni sull'iniziativa: "La cooperativa di comunità di Rigoso è il segno dell'alleanza necessaria e possibile nell'alto Appennino fra chi vuole intraprendere, chi lo vuole abitare e vivere e le istituzioni locali. Non c'è comunità senza un patto di collaborazione e corresponsabilità fra tutti loro. La cooperazione comunitaria ne è il segno e lo strumento. Ogni paese che vuole vivere ne può essere interessato e il percorso di Corte di Rigoso, che Confcooperative ha accompagnato, seguendo l'esempio dei già noti Valle dei Cavalieri e Briganti del Cerreto, è un esempio straordinario. Il "ventilatore" che occorre oggi a una montagna malata di abbandono e a una società smarrita".

Interviene sull'argomento Fausto Giovannelli in qualità di Presidente del Parco Nazionale dell'Appennino Tosco-Emiliano.

"È ancor più importante perché dà coraggio in un momento difficile. Viviamo in questa estate, ancora segnata dal Covid un'attenzione e una capacità attrattive accresciute dell'Appennino: molte e più prolungate presenze turistiche e ritorni, persino nuovi acquisti di case e casolari. È una certezza positiva, ma rimane l'interrogativo se alla più forte residenza potranno accompagnarsi lavori e nuove attività radicate localmente. Proprio da Rigoso sta arrivando una risposta. Finalmente l'esempio di Succiso, che è a pochi passi, produce emulazioni. Si parte da servizi e bisogni locali quotidiani, bar e bottega e ci si organizza per essere un punto di informazione e promozione di tutta la Riserva di Biosfera Appennino. Come Parco Nazionale abbiamo dato sostegno alla star-up e sosterremo i primi passi di questa impresa. Siamo certi che è il modo migliore di impiegare risorse pubbliche. Se si attribuisce giustamente importanza alle opere materiali, ancora di più è giusto darne alle azioni di sinergia con privati, singoli e in cooperativa, mossi da un sentimento vivo di appartenenza e dagli investimenti sul valore di bene comune del territorio. Il nostro non è solo un plauso ma un fatto di collaborazione permanente che ci auguriamo di poter moltiplicare con altre realtà che si mettono su questa strada impegnativa, ma davvero concreta".

(Maria Grazia Vasirani)

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